Ricordo distintamente la prima volta che ho conosciuto Giancarlo Cottoni. Era il 1972. Su suggerimento del Gruppo scuola, ci incontravamo come “Collettivo Baganza” presso i missionari saveriani di Parma.
Eravamo un numeroso gruppo di giovani provenienti in gran parte da parrocchie di Parma. Ci era stato segnalato “un palazzone”, in via Baganza, dove vivevano numerose famiglie, immigrate prevalentemente dalla Sicilia, in condizioni disumane. Ci angosciò tantissimo una famiglia con sei figlie che viveva in una cantina con il pavimento in terra battuta. Due letti accostati per tutti, con una stufa a legna con il tubo che usciva dalla porta. Nessuna bambina andava a scuola e la piccolina, che piangeva spesso, veniva fatta addormentare con il vino. Fu il nostro battesimo all’impegno sociale.
Pian piano con l’aiuto del parroco della zona, don Domenico Magri, e di uno studente saveriano, Francesco Zannini, conoscemmo quasi tutte le famiglie, presentandoci come maestri e maestre per i bambini. Ai bisogni più immediati, soprattutto igienici e di vestiario, si associò la ferma richiesta presso la scuola elementare del quartiere della frequenza scolastica dei numerosi bambini, e soprattutto bambine, in età scolare. Offrimmo naturalmente il nostro aiuto per i materiali necessari e per i compiti pomeridiani. Nel giro di qualche mese riuscimmo a fare frequentare quasi tutti i bambini più piccoli, mentre trovammo resistenze in chi era “fuori età” e avrebbe dovuto andare in classi con compagni più piccoli. Le bambine più grandi poi erano considerate un aiuto indispensabile per la famiglia e non veniva accettato che andassero a scuola.
Rimasero inoltre esclusi due bambini con evidenti problemi di apprendimento e di comportamento.
Negli stessi mesi cominciammo anche ad aiutare famiglie che vivevano in alcuni appartamenti fatiscenti nell’Ospedale vecchio.
Fu proprio in un incontro programmato per capire come fare perché tutti potessero andare a scuola che arrivò Giancarlo Cottoni, che era stato informato del nostro “collettivo” da un saveriano che era parroco presso il Sacro Cuore.
Ascoltò, prese appunti, quindi si presentò come maestro e chiese moltissime informazioni alle quali spesso non sapevamo rispondere. Era severo, ma insieme si capiva che il suo rigore era finalizzato a raggiungere il risultato che cercavamo.
Propose piccoli gruppi che entrassero in profondità nelle caratteristiche di ogni bambino per arrivare in poco tempo, dopo una documentazione precisa, ad individuare strategie efficaci per una piena e efficace frequenza e adeguati apprendimenti.
Il nostro spontaneismo giovanile era messo alla prova, ma i risultati raggiunti nel giro di poche settimane ci gratificarono. Ci fu detto solo in seguito che oltre al lavoro con noi il maestro Cottoni, che era direttore didattico, aveva contattato i colleghi di tre scuole (Corridoni, Cocconi e del Conservatorio) per prepararci la strada.
E fu in quell’occasione che imparammo noi per primi come procedere affinché anche chi aveva difficoltà evidenti potesse avere tutti i supporti per potere frequentare la scuola di tutti, almeno alle elementari.
Incontrai Giancarlo Cottoni in seguito quando iniziai ad insegnare in diversi incontri ai quali partecipava come referente presso il Provveditorato per l’attuazione della legge 517. Anche in quelle occasioni era evidente che il suo ruolo non fosse tanto e solo quello di informare, ma offriva la sua disponibilità per accompagnare percorsi personalizzati adeguati all’integrazione tra tutti a scuola, e non solo.
Quindi fu la volta della collaborazione per un convegno sulla legge 104 promosso dal Comune di Parma e coordinato dal Consorzio solidarietà sociale, del quale ero presidente. Anche in quell’occasione mi colpì, oltre al metodo nell’affrontare i vari problemi, la visione di quanto si sarebbe dovuto fare. Così come la ricerca di riferimenti che andassero oltre la realtà locale per allargare il nostro sguardo, imparando dagli altri e facendo conoscere il nostro lavoro. Fu grazie a lui che collaborammo con assiduità con il professor Andrea Canevaro, con Sergio Neri e tanti altri costruttori della scuola di tutti in varie parti d’Italia.
Poi fu la volta della costruzione del Centro provinciale per l’integrazione scolastica, lavorativa e sociale che ci impegnò per quasi due anni. Lui insieme all’ Anmic e io come Assessore alle politiche sociali della giunta Lavagetto.
Fu un periodo intensissimo e assai faticoso in quanto pretendeva da me tempi e modalità che non riuscivo sempre a sostenere, anche perché avevo sei deleghe ed era il periodo delle grandi migrazioni dall’Albania che ci coinvolgevano spesso con preavvisi di poche ore. Mi propose orari inconsueti per il nostro incontro periodico, le sette del mattino, che non avrebbero interferito con il mio lavoro. Accettai, ma il peso maggiore era dovuto al fatto che i compiti che mi erano assegnati erano soprattutto legati a conflitti o rigidità con enti locali che faticavano a capire la proposta del Centro. Alla fine, anche con qualche screzio, arrivammo ad un risultato unico, grazie anche alla enorme pazienza e mediazione di Alberto Mutti, che era presidente dell’Anmic e consigliere comunale.
Arrivammo alla costituzione del Cepdi nel novembre del 1997 con una presenza di soggetti istituzionali, del terzo settore e delle categorie sociali davvero unica nel panorama nazionale. Io divenni Presidente e Giancarlo Cottoni fu il naturale direttore e coordinatore del comitato scientifico. Fece crescere la biblioteca specializzata sull’integrazione (il cui primo nucleo era del 1981) in pochi anni, rendendola la più fornita a livello nazionale. Entrammo nella rete dei Centri regionali e nel sistema interbibliotecario locale e nazionale. I corsi di aggiornamento e i libri editi dal Centro ebbero una diffusione importante, ma in particolare era apprezzato da insegnanti, educatori, operatori sociali e famiglie l’ascolto e l’accompagnamento che trovavano al Cepdi.
Mi fermo qui perché tante altre informazioni le si possono trovare nelle varie pubblicazioni del Cepdi, spesso curate da Giancarlo Cottoni, e nella pagina a lui dedicata dove abbiamo raccolto gran parte dei suoi lavori, anche non pubblicati.
E’ stato un fedele interprete della nostra Costituzione e un vero rappresentante delle Istituzioni che non si danno pace finché tutti, nessuno escluso, non vedono riconosciuti i loro diritti e insieme adempiono ai loro doveri di cittadinanza.
Danilo Amadei