Lunedì 7 ottobre, alle ore 20.45, al cinema Astra di Parma avrà luogo (ingresso gratuito) la prima nazionale di “Lavorare Stanca?”, documentario sull’esperienza lavorativa delle persone con disabilità sul territorio di Parma e provincia, presentato oggi nella sede di Fa.Ce Onlus che, insieme all’associazione Anmic Parma, promuove il progetto. Il documentario racconta le persone disabili al lavoro, senza pregiudizi, attraverso frammenti di vita dei protagonisti, testimonianze dei loro familiari, colleghi e amici. L’occasione per riflettere sul valore del lavoro come strumento di realizzazione di sé e come opportunità di miglioramento della qualità della vita.
L’opera (a cura di Mario Lanzafame, regia di Alessandro Scillitani, produzione Artemide Film, durata 66’) è promossa dalle associazioni Fa.Ce. Onlus e Anmic Parma, con il patrocinio di Regione Emilia-Romagna, Azienda Usl di Parma, Comune di Parma, con la collaborazione di Cepdi, Consorzio Solidarietà Sociale Parma, Fondazione Trustee, Cgil, Cisl e Uil. Il lavoro è stato reso possibile grazie al contributo di Fondazione Cariparma.
Fa.Ce. Onlus e Anmic Parma hanno fortemente voluto questo documentario – la cui lavorazione, tra ideazione, progettazione e realizzazione, è durata circa due anni – per valorizzare le buone prassi esistenti in tema di inclusione lavorativa delle persone con disabilità, in un contesto, come il territorio di Parma e provincia, che negli anni ha dimostrato di tenere alta la guardia, di monitorare l’accesso al lavoro delle persone disabili e di formulare progetti pionieristici, che talvolta anticipavano o superavano, in meglio, le leggi. Eppure le criticità esistono ancora, sempre più emergenti in un contesto socioeconomico messo a dura prova da nuove difficoltà e con tante persone con disabilità ancora in cerca di un’occupazione. Queste criticità hanno bisogno di essere raccontate, per sollecitare l’attenzione su un piano culturale.
Dopo la proiezione del documentario, Chiara Cacciani, giornalista della Gazzetta di Parma, introdurrà il dibattito aperto alle domande del pubblico; questo momento sarà interamente tradotto in Lis (lingua dei segni) da un’interprete, in maniera tale da rendere l’evento interamente fruibile da tutti, anche dalle persone sorde (il film ha infatti i sottotitoli).
Le dichiarazioni
Pietro Stefanini, membro di Fa.Ce Onlus: “Il lavoro serve per dare senso alla vita delle persone con disabilità e regalare loro una prospettiva di maggiore indipendenza. Da qui l’esigenza di raccontare storie di persone che attraverso il lavoro hanno migliorato la propria vita”.
Alberto Mutti, vicepresidente nazionale di Anmic: “Quello dell’occupazione delle persone disabili è un problema fondamentale non solo dal punto di vista sociale ed economico, ma anche culturale. Per questo siamo orgogliosi di aver lavorato ad un documentario che sono sicuro verrà molto apprezzato”.
Laura Rossi, assessora al Welfare del Comune di Parma: “Bisogna fare un grande ringraziamento a Fa.Ce e Anmic per aver pensato a questo film, perché il lavoro è centrale per dare dignità alle persone, in particolare quelle più fragili come possono essere quelle con una disabilità. Ben venga questo documentario che spero possa superare i confini di Parma”.
Marco Melegari, responsabile ufficio collocamento mirato di Parma per l’agenzia regionale lavoro: “A Parma e provincia ci sono 2500 disabili al lavoro, ma sono circa 4 mila quelli in cerca di un’occupazione. Questo territorio, rispetto ad altri, tiene, ma ritengo molto importante un documentario che possa sensibilizzare la comunità sull’importanza del lavoro, che è il primo mezzo per l’inclusione sociale”.
Mario Lanzafame, curatore del progetto: “Con questo documentario si vogliono far emergere dal cono d’ombra alcune esperienze concrete e belle. Il cinema è un mezzo potentissimo per trasmettere messaggi e noi abbiamo scelto di utilizzarlo per raccontare le storie di persone con disabilità al lavoro, dei loro familiari, colleghi e datori di lavoro”.
Alessandro Scillitani, regista del documentario: “La scelta è stata quella di raccontare delle storie, seguendo da vicino i protagonisti. Abbiamo cercato di uscire dai luoghi comuni, di creare intimità con gli intervistati per portare alla luce la profondità dei rapporti, abbiamo cercato il cuore di chi ha a che fare con la disabilità. Un racconto corale che parla di tutti noi, che mette al centro la persona in relazione al suo ruolo nella comunità”.