Nel far pervenire questo scritto in ricordo di Giancarlo Cottoni, vorrei rallegrarmi col presidente e con il direttore del CePDI per la loro meritoria iniziativa di raccogliere contributi di amici, collaboratori e conoscenti, per valorizzare – ad alcuni mesi dalla scomparsa – la figura di uno studioso di pedagogia speciale di valenza nazionale nonché uno dei pionieri della battaglia per l’integrazione e l’inclusione scolastica di soggetti con diversabilità.
Per quanto i miei rapporti con lui siano stati nel complesso modesti e limitati, mi fa piacere ricordarli e darne notizia.
La prima volta che ebbi modo di conoscerlo risale a molti anni fa: era il 1951. Io ero uno scolaro di terza elementare presso la scuola Angelo Mazza, ubicata all’epoca in piazzale San Sepolcro: l’edificio fu poi abbattuto e al suo posto fu costruita una nuova struttura per ospitare l’istituto magistrale Albertina Sanvitale, poi liceo socio-psico-pedagogico quindi liceo delle scienze umane. Alla fine di quell’anno scolastico, nel cortile erboso posto nella parte posteriore della scuola e confinante con via Corso Corsi dalla quale era separato da un’alta muraglia, fu organizzata per tutte le scolaresche una festa all’aperto con recite, canti giochi. Nei cinque anni di mia frequenza all’Angelo Mazza fu quello l’unico anno in cui venne programmata una simile iniziativa: per l’occasione il principale animatore fu uno dei più giovani insegnanti del plesso, il maestro Giancarlo Cottoni, all’epoca venticinquenne.
Il mio primo rapporto con lui fu di tipo epistolare. Eravamo entrambi direttori didattici, anche se lo scrivente ha svolto la più parte della sua carriera di dirigente scolastico in Sardegna, essendo docente incaricato presso la facoltà di Magistero dell’ateneo di Sassari. Avendo potuto usufruire come professore stabilizzato di un anno di congedo universitario straordinario per motivi di studio, nel 1966-67 ottenni il trasferimento alla direzioni didattica di Felino. Qui ebbi l’opportunità di curare la pubblicazione di un volume dal titolo Fole, proverbi, filastrocche raccolti nel Felinese, frutto del lavoro di due classi della scuola elementare di quel Comune (Parma, La Bodoniana, 1977, 152 pp.): il costo per la stampa era stato anticipato dal genitore di un alunno, proprietario di un prosciuttificio, ma la somma gli era stata completamente rimborsata mediante la vendita del libro. Per l’occasione mi era sembrato opportuno fare omaggio del testo a tutte le direzioni didattiche della città e della provincia: non ricordo esattamente la quantità delle copie inviate, ma penso si trattasse di oltre una quarantina. Ebbene il numero dei colleghi che risposero per congratularsi o almeno per dare conferma dell’avvenuto ricevimento – questo lo ricordo bene – non fu superiore alle dita di una mano. Uno dei cinque era Giancarlo Cottoni, all’epoca (se non erro) titolare della direzione di Fontanellato, che rispose con una nobile lettera congratulandosi con gli alunni, con le insegnanti e con me, e sollecitandomi a perseverare in una didattica innovativa e alternativa.
Le nostre relazioni si intensificheranno particolarmente nel periodo compreso tra il 1979 e il 1982 quando, rientrato a Parma come direttore didattico del 15° circolo didattico cittadino (comprendente la scuola elementare di via Montebello che proprio in quegli anni sarà intitolata a don Lorenzo Milani), ebbi molteplici occasioni di contattare Cottoni, all’epoca responsabile del gruppo di lavoro per l’integrazione scolastica dei soggetti portatori di handicap operante presso il provveditorato agli studi provinciale. Sia chi scrive sia la maggior parte dei docenti del circolo, attenti e sensibili al tema dell’inserimento dei soggetti con disabilità, ebbero in Cottoni un costante interlocutore e un impareggiabile collaboratore, disposto talora a concedere un numero di maestri di sostegno superiore rispetto ai limiti fissati dalla normativa vigente al fine di favorire il più possibile il processo di integrazione nelle classi comuni di alunni minorati.
Nel 1982, il mio passaggio nei ruoli universitari interruppe il nostro rapporto professionale. Nondimeno continuavo a seguire con interesse la sua copiosa produzione bibliografica. Agli inizi di questo secolo, nei corsi SSIS (Scuola di specializzazione dell’insegnamento secondario) per la formazione degli insegnanti di sostegno organizzati dall’università di Ferrara, fui incaricato di tenere lezioni di “Legislazione dell’integrazione scolastica”. Per l’occasione il mio principale riferimento fu il volume di Cottoni dal titolo L’integrazione della scuola: sentenze della Corte costituzionale, leggi dello Stato, pareri del Consiglio di Stato, ordinanze e circolari del ministero della Pubblica istruzione, atti parlamentari, leggi e circolari dell’Emilia-Romagna, atti dell’Amministrazione provinciale di Parma; si trattava di un vero e proprio testo unico sulla materia e manuale indispensabile per ripercorrere il lungo e faticoso iter normativo per l’integrazione e l’inclusione scolastica. L’opera, apparsa nel 1989, ebbe numerose nuove edizioni, ampliate e aggiornate.
In questi ultimi anni mi era capitato di incontrare abbastanza spesso Giancarlo in sala d’attesa dell’ambulatoria del medico di famiglia, che avevamo in comune: in tali momenti era piacevole conversare amabilmente con lui. A fine febbraio è stato proprio l’amico dottore, Antoine Bayda, a comunicarmi la sua dipartita e a pregarmi di ricordarlo sulla stampa locale, dove a suo nome non era apparso neppure un necrologio. Rimasi piuttosto perplesso di fronte ad una simile richiesta, anche perché ritenevo ci fossero altri a lui più vicini in grado di commemorarlo. Poi, di fronte all’assoluto silenzio della stampa e in certo qual modo amareggiato per una tale disattenzione da parte del quotidiano locale – in genere così solerte a ricordare in cronaca tante persone scomparse – decisi di accondiscendere alla richiesta del dottore.
In quei giorni, lo scoppio del tutto inatteso della pandemia di Covid 19, col conseguente totale confinamento e l’impossibilità di uscire da casa, mi costrinsero a limitare le ricerche sul de cuius al solo web, dove peraltro era impossibile rinvenire dati remoti. Nell’occasione mi furono di grande aiuto le indicazioni e i suggerimenti di alcuni amici, e in particolare quelli di Danilo Amadei, presidente del CePDI di cui è stato fondatore con Giancarlo nel 1997.
L’articolo apparve sulla “Gazzetta di Parma” il 26 marzo, con il titolo “Addio al pedagogista dei ragazzi diversamente abili”; purtroppo per motivi di spazio il mio testo aveva subìto alcune decurtazioni. Nella conclusione formulavo l’auspicio di dedicare a Cottoni almeno una giornata di studio, che la dirigenza del Centro provinciale di documentazione per l’integrazione scolastica, lavorativa e sociale ha fissato nel 29 novembre prossimo. Nella circostanza, presso la sede del Centro, saranno presentati da parte di studiosi ricordi e testimonianze per onorare e commemorare Giancarlo. Nell’occasione, oltre a questa rapida nota, sarei grato se fosse recuperato il mio articolo succitato nella versione integrale.
Infine, se mi è concesso di formulare un ulteriore auspicio, ritengo che tutti quelli che hanno conosciuto e stimato Giancarlo Cottoni dovrebbero impegnarsi per far sì che gli sia intitolata una strada della città, o un edificio scolastico, o un’istituzione o almeno un’aula di un ente di rilievo: sarebbe il modo migliore per perpetuare il ricordo di una persona che ha dedicato tutta se stessa per difendere la dignità e i diritti dei soggetti svantaggiati.
Giovanni Gonzi